lunedì 16 giugno 2008
Viaggio In Italia
Dipinsi questo quadro nel 1630, sei mesi dopo il ritorno dal mio primo viaggio in Italia.
A Roma ero rimasto estasiato dall'odore di cibo buono che si percepiva in ogni piazza della città e ovviamente dai ruderi, ma la cosa più sorprendente fu che mi trovai coinvolto a parlare di arte, mitologia e spiritualità con il Cardinale Brighenti, un prelato molto erudito di alchimia e filosofia. Trascorsi molte sere con lui a porre domande e interrogarlo sui principi della scienza alchemica che da sempre mi attirava , ma che non avevo mai avuto modo di affrontare nella mia patria. In terra di Spagna l'alchimia era associata agli Ebrei, alla Kabbala, al paganesimo e quindi ritenuta opera del diavolo, pratica sacrilega e sovversiva. A Roma invece, nonostante la presenza del potere papalino avvertibile in ogni momento della giornata, l'alchimia era ritenuta un argomento salottiero, da condividere tra un boccone e l'altro, quasi a mitigare l'eccessivo rigore morale imposto dai costumi religiosi. Il tema del quadro mi fu ispirato da un piccolo dipinto rinvenuto dal Cardinale nella stessa bottega in cui aveva lavorato Michelangiolo Merisi, detto il Caravaggio. La scena rappresentava un avvenimento della mitologia greca e, per molti versi, ha un carattere tragicomico.
Apollo entra nella fucina di Vulcano e lo informa, con fare un pò pettegolo, che Venere, la sua bellissima moglie, lo tradisce con il giovane e aitante Marte. La scena appare ancora più comica se si considera che il povero Vulcano sta forgiando, insieme ai suoi quattro aiutanti, una corazza per il suo rivale in amore.
Vulcano è il dio dei metalli. I metalli rappresentano, per la poetica alchemica, i fattori mentali che evolvono dalla pesantezza del piombo alla brillantezza dell'argentum vivum.
Attraverso lo studio costante delel discipline umanistiche, rappresentate dai quattro aiutanti, l'alchimista apprende l'arte di contenere la pulsione sessuale (la corazza) e trasformare la libido (marte) in amore, creatività e percezione dei bisogni altrui (Venere).
Ma perchè allora Venere sposa Vulcano e poi lo tradisce con Marte?
Le donne (venere) sono attratte dagli uomini intelligenti, cioè da coloro che entrano nella fucina di Vulcano per evolvere la pigrizia mentale in attenzione, concentrazione e capacità di sintesi. Tuttavia non sopportano di rimanere al fianco di studiosi, pensatori o intellettuali che vivono di elucubrazioni troppo profonde per essere condivise da tutti. Venere preferisce infatti imparare attraverso le immagini e frequentare le sale dei musei, dei cinema e le pagine patinate delle riviste. La verità, come insegnano i greci, non si trova nelle profondità del sottosuolo (Vulcano), ma sulla superficie delle cose, nelle immagini riflesse dalla realtà così come si percepisce allo sguardo. Lo sguardo e la percezione sono le facoltà cognitive di Venere che l'artista deve imparare ad acquisire ed utilizzare in ogni momento della sua vita per non correre il rischio di essere abbandonato dall'amore e dalla bellezza, o di perdere occasioni di gioia e di successo. Ciò significa che le esperienze di contenimento delle passioni e delle pulsioni avvengono sotto l'egida di Venere, ovvero attraverso la frequentazione delle donne che molto hanno da insegnare sotto questo aspetto. I libri e le materie umanistiche e scientifiche sono importanti per affascinare e sposare Venere, ma poi deve subentrare la volontà di mettersi in gioco e indossare l'armatura di Marte, metafora di una precisa conoscenza di come congiungere alchemicamente le qualità maschili con quelle femminili (coniuncto oppositionis).
Questa è la cultura apollinea dei Greci, illuminata dalla conoscenza dei processi di trasformazione della psiche (le ninfe) , in anima (donne) e coscienza di sè (le Dee dell'Olimpo).
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